Il nostro monastero fu fondato da san Sergio, uno dei santi russi piu venerati.
Sergio (battezzato col nome di Bartolomeo), figlio di Cirillo e Maria, devoti boiardi, nacque nel 1319. Sin dall’infanzia desidero dedicare la sua vita al servizio di Dio. Tuttavia i suoi genitori, per lungo tempo, furono contrari. Fu cosi che, solamente poco prima della morte dei genitori, Sergio e suo fratello maggiore Stefano poterono finalmente stabilirsi nei pressi di una remota collinetta. Il futuro igumeno (padre superiore) della terra di Russia aveva all’epoca 23 anni. Naturalmente, a quel tempo, non si poteva neppure immaginare la gloria e la fama di cui avrebbe, in seguito, goduto tale luogo sperduto. Sergio ne amava, in particolare, l’isolamento e la lontananza dal mondo civilizzato. Con le proprie mani i due fratelli costruirono una cella e una chiesetta in legno che consacrarono alla santa Trinita.
La vita fatta di estrema solitudine non era adatta a Stefano che, dopo non molto tempo, decise di andarsene. Sergio rimase nella piu assoluta solitudine. Con ancora maggior zelo si dedico al digiuno e alla preghiera. Ben presto il suo desiderio espresso in gioventu fu esaudito. Mitrofane, igumeno di uno dei piu vicini monasteri, lo consacro monaco.
Non una singola ora della sua vita san Sergio la dedico allo svago. Con estrema serieta si dedico alle preghiere, al lavoro, alla recitazione dei salmi e alla lettura delle Sacre Scritture.Ogni giorno della sua vita, con maggior forza, si avvicino sempre di piu a Cristo. Segui il cammino degli anacoreti dei primi secoli del cristianesimo, dei santi Antonio e Macario, di san Giovanni Battista, dell’abate Doroteo e di molti altri. Ogni passo nella sua vita da monaco lo confronto con le loro scritture. I vecchi santi eremiti delle lontane regioni deserte orientali mostrarono al giovane devoto russo il cammino verso i pascoli celesti. Egli lesse anche gli scritti dei primi anacoreti del monachesimo russo (Antonio e Teodosio) e dei loro numerosi seguaci. Il santo cerco di raggiungere nel corso della sua vita quell’ideale di santita che avevano raggiunto loro, incedendo verso Dio attraverso la strada impervia ordinata dal Salvatore. Evitando coraggiosamente le tentazioni, egli diresse il proprio sguardo a Dio e con tutte le sue forze cerco di unirsi a Lui, meta ultima di ogni uomo.
Unico desiderio del santo fu la salvezza della propria anima. Egli avrebbe voluto vivere e morire nel suo bosco in piena solitudine. Sappiamo, pero, che spesso il Signore dona fama a chi in tutti i modi tenta di evitarla e al contrario la toglie a chi la desidera. “Non puo restare nascosta una citta sopra un monte” (Matteo 5,14) dice il Signore. L’uomo che sinceramente fugge onori e gloria terreni, trova l’umilta, fondamento delle virtu cristiane. Un tale uomo puo portare a Dio non solo la sua anima ma anche molte altre. Cosi fu anche per san Sergio. Nelle vicine e lontane citta e villaggi si sparse la voce che nel bosco di Radonets viveva un asceta straordinario. Presto attorno al santo iniziarono a stabilirsi persone che desideravano raggiungere la salvezza attraverso la sua guida. Per piena volonta dei seguaci, Sergio divenne sacerdote e padre superiore del monastero da lui fondato. Per la sua umilta, la sua tenacia, l’amore verso Dio e il prossimo, tutti lo invocavano come santo quando ancora era in vita.
In generale si puo dire che l’umilta fu la virtu principale che determino la santita di Sergio. Nella sua agiografia, scritta dal discepolo Epifanio, molte testimonianze confermano tale virtu. Eccone un esempio: una volta si era recato in visita al monastero un contadino che tanto aveva sentito parlare della fama e dei miracoli del suo famoso igumeno. Arrivato, chiese ai fratelli di mostrargli il padre superiore . I monaci gli indicarono un povero vecchietto in abiti consunti che lavorava l’orticello al di la della cinta muraria. Il contadino non credette loro e disse in modo risentito e offeso: “Vi prendete gioco di me! Sono venuto fin qua per vedere il famoso igumeno riccamente vestito e attorniato dai suoi servitori e voi mi mostrate un qualsiasi ortolano, sicuramente ultimo degli ultimi tra gli uomini del monastero…” . san Sergio avendo udito la lamentela del forestiero, smise di lavorare. Con gentilezza gli porse il benvenuto e lo invito a sedersi a tavola con lui. “Non ti offendere, fratello” lo consolo il santo, “Dio e talmente benevolo nei confronti di questo luogo che nessuno di qui e mai andato via triste. Presto ti mostrera colui che stai cercando”. Durante il loro colloquio al monastero arrivo un principe col suo seguito. Il principe si getto ai piedi del vecchio chiedendogli la benedizione . A quel punto il contadino capi chi fosse l’umile ortolano. Dopo il commiato del principe egli, con le lacrime agli occhi, imploro il santo di scusare la sua sgarbatezza e la sua diffidenza “Non affliggerti, figliolo!” gli rispose l’umile padre superiore “Tu sei il solo che giustamente mi ha giudicato, tutti gli altri si sbagliano”.
La guida del monastero non piaceva ma al contrario, angosciava san Sergio. Quando i monaci si ribellarono al loro padre superiore, il santo lascio il monastero e si ando a sistemare nelle profondita del bosco sulle rive del fiume Kirzhach . Solamente dopo 3-4 anni, in seguito all’intervento di san Alessio di Mosca, san Sergio ritorno al nostro monastero. Attorno al 1372 il patriarca di Costantinopoli Filofej, avendo saputo della vita condotta in estremo ascetismo dall’igumeno russo, invio a san Sergio la croce, il grado supremo dell’ascesi monastica e una lettera nella quale benediva il santo e lo consigliava di adottare nel monastero la regola. Il santo si rivolse allora al metropolita moscovita Alessio che all’epoca era alla guida della Chiesa russa. Con la benedizione del metropolita anche nel nostro monastero fu introdotta la regola. Non molto prima di morire, nel 1378, san Alessio desidero fare di san Sergio il suo successore. Volle affidare a lui la croce d’oro, simbolo di dignita di metropolita ma il santo rifiuto il grandissimo onore dicendo: “Scusami, monsignore, io sin dall’infanzia non ho indossato oro e ancor di piu ora, in vecchiaia, desidero vivere in poverta”. Sant’ Alessio, vedendo che ulteriori insistenze non avrebbero sortito alcun effetto, desistette dal suo proposito.
Nel 1380, quando il comandante dell’Orda d’Oro Mamai condusse le sue truppe al saccheggio della Russia, il gran principe Demetrio, preparandosi a combattere, chiese a san Sergio benedizioni e preghiere. “Se i nemici ci chiedono gloria e onore, glieli daremo. Se ci chiedono oro e argento, gli daremo pure quelli. Ma per Cristo e per la fede ortodossa dovranno uccidere la nostra anima e versare sangue”. Queste parole di san Sergio suonano come un’esegesi delle celebri parole del Vangelo “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Matteo 6,33). Proprio per questa fedelta all’ideale divino che i nostri pii antenati impararono dai grandi santi russi, il Signore generosamente concesse alla Russia la potenza economica e politica. Il divino e il terreno straordinariamente si unirono nella storia della nostra sacra patria. La battaglia sul campo di Kulikovo, l’8 settembre 1380, inizio quando l’asceta del nostro monastero Alessandro Peresvet sceso sul campo di battaglia in obbedienza a san Sergio, dopo aver accettato la sfida del condottiero tartaro, lo colpi a morte e rimase egli stesso ucciso nel combattimento.
San Sergio mori il 25 settembre 1392. Prima della fine ordino ai confratelli di preservare con ogni forza la purezza della fede ortodossa. Il santo raccomando anche di salvaguardare la comunanza d’idee, la purezza spirituale e corporale, l’amore sincero, di sfuggire i cattivi pensieri, di astenersi dalla crapula, di essere zelanti in umilta.
Sono gia passati gia almeno 600 anni da quando san Sergio fu nominato igumeno della Russia e le sue parole, proferite prima di morire, furono certamente rivolte non solo ai confratelli del monastero ma anche ad ogni russo. Se oggi noi vogliamo avere il santo come nostro intercessore dobbiamo, con devozione, eseguire cio che ci ha comandato…
Il santo, anche dopo la sua morte, non lascio il suo monastero. Nel 1408 quando era padre superiore san Nikon (1426) tutte le costruzioni del monastero furono date alle fiamme durante l’invasione delle truppe del khan tartaro Edigej. Grazie, pero, ad un miracoloso avvertimento di san Sergio riguardante la futura invasione, i confratelli riuscirono a fuggire e a mettere in salvo dalla profanazione gli oggetti e i libri sacri.
Nel 1422 durante la costruzione della prima chiesa in pietra del nostro monastero, la cattedrale della santa Trinita, furono dissepolti i sacri resti del santo che divennero la reliquia principale della chiesa stessa. Sono gia piu di 600 anni che le reliquie del santo sono fonte di grazia divina per i fedeli che vengono a venerarle. La guarigione degli ammalati, l’allontanamento dei guai, l’aiuto per risolvere le difficolta famigliari e quelle della vita, la liberazione dai pericoli e l’aiuto negli studi. Questi sono molti esempi di miracoli che continua a compiere san Sergio alle invocazioni dei fedeli. Da poco tempo sono state pubblicate le testimonianze sui miracoli e le guarigioni avvenute ai giorni nostri grazie alle sacre reliquie.
Il successore di san Sergio fu il suo discepolo Nikon, anch’esso annoverato tra i santi della Chiesa. Nella storia del nostro monastero san Nikon e ricordato come continuatore delle opere del suo padre spirituale. Proprio a san Nikon tocco ricostruire il monastero dopo la distruzione avvenuta ad opera del khan Edigej. Alla vista dell’incendio del monastero san Nikon non cadde nello sconforto ma sprono i confratelli a nuove fatiche. Prima di tutto fu costruita la chiesa in legno della santa Trinita che fu poi consacrata nel 1412, nel giorno dell’anniversario della morte di san Sergio, il 25 settembre. San Nikon intraprese inoltre la costruzione di una chiesa in mattoni sulla tomba del suo padre spirituale.
San Nikon non cesso fino alla morte di dedicarsi alla ricostruzione e all’abbellimento del monastero. Alla vigilia della morte, il Signore, in una rivelazione gli mostro il luogo della sua futura sepoltura: vicino a san Sergio. Ricevendo la comunione di Cristo san Nikon diede ai confratelli le ultime disposizioni e la sua benedizione dicendo:” Va, anima mia, la dove ti sei preparata ad andare, va con gioia, Cristo ti chiama”. Dopo essersi fatto il segno della croce, san Nikon mori, era il 17 novembre 1426. Fu sepolto vicino al reliquiario di san Sergio. Proprio da san Nikon, per gli affreschi della santa Trinita, furono chiamati i migliori iconografi del tempo: san Andrei Rubljov (1427 circa) e san Daniil Chjornij. Per l’iconostasi della cattedrale della santa Trinita, Rubljov esegui “La Trinita” , il maggior capolavoro dell’arte iconografica russa (icona che incarna cio che fu rivelato a san Sergio).
L’icona ortodossa e una finestra aperta sul mondo interiore. L’uomo che sta in venerazione di fronte a lei, senza molte parole e prove, se ne fugge il mal di vivere attraverso il mondo meraviglioso della santita e bellezza di Dio. “Il Vangelo ci insegna la vita santa e l’icona ci mostra tale vita” ha scritto uno degli esperti contemporanei di arte iconografica. L’iconostasi della chiesa ortodossa (primo esempio di iconostasi di grande dimensione) dimostra chiaramente che alla funzione liturgica prendono parte i membri della Chiesa sia terreni che divini.
La Vergine, i profeti, gli apostoli, i martiri di Cristo pregano con noi e per noi. Questo legame delle singole parti di un’unica Chiesa di Cristo e vivo e ininterrotto. Gli iconoclasti di ogni tempo hanno rotto e rompono il legame tra la chiesa terrena e quella celeste. E’ comprensibile la loro gelosia nei confronti dei santi ortodossi che conoscono la immarcescibile realta di tale legame.
Successivamente, insieme al generale declino della vita spirituale, l’arte ecclesiastica divenne sempre piu terrena, trasformandosi, nel miglior caso in una sequenza di opere raffiguranti soggetti delle Sacre Scritture. Questo processo si puo facilmente notare, confrontando le icone di Rubljov con le pitture religiose di alcune altre chiese del nostro monastero. Ma lo Spirito Santo soffia dove vuole (Giovanni 3,8) e numerose icone, dipinte pur nella mancata osservazione dei canoni iconografici, sono state rese famose dal Signore perche fonte di miracoli e guarigioni.
Oggigiorno nella cattedrale della santa Trinita si svolgono i riti della tonsura e della vestizione dei monaci. Come al tempo di san Sergio cosi anche adesso, ogni uomo che si accinge a donarsi a Dio, offre a Lui tre voti: il voto del celibato, della poverta e quello dell’obbedienza. Il tonsurando da tre volte al padre superiore le forbici per testimoniare che nessuno l’ha costretto alla scelta del monachesimo. L’igumeno per tre volte gli taglia i capelli a forma di croce. Al momento della tonsura, all’uomo viene dato un nuovo nome, simbolo di rinascita ad una nuova vita di lucida santita.
Addossata alla cattedrale della santa Trinita si trova la chiesa in onore di san Nikon, costruita nel 1548. Il maestro e il discepolo stanno insieme al cospetto di Dio nel regno dei cieli e qui in terra i loro sacri resti riposano a pochi passi l’un dall’altro.
La costruzione verde presso la chiesa di san Nikon porta il nome di palazzotto delle tre reliquie. In essa si trovano le reliquie di san Giuseppe (metropolita di Mosca), di san Serapione (arcivescovo di Novgorod) e di san Dionisij . Tutti e tre, in tempi diversi, furono padri superiori del nostro monastero. Il nome dell’ultimo santo, Dionisij ci ricorda il tempo che nella storia russa viene chiamato “il periodo dei torbidi”. Come allora, all’inizio del XVII secolo, cosi adesso, all’inizio del XXI, tragedie e disordini furono la manifestazione dei gravi acciacchi spirituali dei quali soffriva la Russia. Nel settembre del 1608 il nostro monastero fu assediato da trentamila guerrieri polacchi e lituani . Gli assediati erano in tutto duemila ma, con tenacia, si rifiutarono di arrendersi. Solo l’ intercessione di san Sergio puo spiegare perche l’assedio durato sedici mesi non ebbe successo. I difensori del monastero piu di una volta riconobbero l’aiuto del santo. Nei “Racconti dell’assedio” sono descritti i miracolosi aiuti da parte di Dio nei confronti degli assediati in quel tempo assai critico per il monastero e per tutti i russi.
Dopo che fu tolto l’assedio, nel gennaio del 1610, divenne superiore del monastero il santo archimandrita Dionisij. L’aiuto ai feriti, l’assistenza agli ammalati, il nutrimento degli affamati e il riparo ai senza tetto, furono i principali compiti dei monaci della santa Trinita a quell’epoca. Quando i mercanti moscoviti avidamente approfittarono dello sfacelo per aumentare enormemente il prezzo del pane, san Dionisij porto al mercato tutte le scorte di grano del convento abbassandone il prezzo, salvando cosi la vita a migliaia di persone.
La fine del “periodo dei torbidi” nel regno moscovita, all’inizio del XVII secolo, e anch’essa legata al nome del santo. Insieme al cellario del monastero, egli spedi in ogni luogo delle lettere che esortavano alla lotta contro “i ladri”. Nell’ottobre del 1611 una di queste lettere raggiunse la citta di Nizhnij Novgorod dove, non molto tempo prima, all’onorato cittadino Cosmo Minim era apparso per ben tre volte san Sergio per spronarlo al raduno di un esercito che contribuisse alla liberazione di Mosca.
Ben presto, con gli sforzi di Cosmo Minim e dei cittadini di Nizhniy Novgorod, fu radunato un esercito capeggiato dal principe Demetrio Michajlovich Pozharskij. Nell’agosto del 1612 l’esercito di Nizhnij Novgorod si mise in marcia verso Mosca. Presso le mura del monastero della santa Trinita il santo archimandrita Dionisij gli imparti una benedizione. Gli annali dicono che quando i soldati raggiunsero il monastero e si misero in fila per la preghiera soffiava un forte vento da Mosca che molti intesero quale segno della contrarieta di Dio alla loro marcia. Ma quando la preghiera fu terminata e i soldati, i cavalli e i cannoni furono aspersi dall’acqua benedetta, quel vento contrario cesso e inaspettatamente inizio a soffiare in direzione di Mosca come se provenisse dalla stessa tomba di san Sergio.
Il 25 ottobre 1612 san Dionisij recito una preghiera di ringraziamento nella chiesa dell’Assunzione, questa volta, in ringraziamento della liberazione del Cremlino moscovita.
E’ difficile determinare il ruolo del monastero della santa Trinita nel destino della Russia. San Sergio, eminente igumeno di Russia non fece mai mancare alla nostra patria la protezione attraverso la sua intercessione. E ora come non mai, noi dobbiamo particolarmente con zelo ricorrere al suo aiuto poiche la nostra vita e diventata talmente spaventosa che solo un miracolo di Dio potra migliorarla.
Dopo la fine del “periodo dei torbidi” a san Dionisij fu affidata la correzione dei libri sacri, questo fatto scateno l’invidia dei malevoli e a causa della loro delazione il santo fu imprigionato. Gli si impose quotidianamente, in presenza della folla, di fare un migliaio di genuflessioni. Non bastandogli queste, il santo di sua sponte se ne aggiunse altre mille. In seguito, addirittura rimpiangendo tale evento, disse che cio che gli era accaduto non si doveva considerare come una disgrazia ma era da ritenere come una divina emanazione dell’azione del Signore che in tal modo costruiva la salvezza di ogni uomo. Questo atteggiamento del santo che pativa le dolorose circostanze della vita puo servire da speranza anche per noi che spesso riconosciamo il buon Dio quando ci e utile ma che vigliaccamente fuggiamo le sofferenze della croce di Cristo.
Il palazzo del riposo del metropolita prese la forma attuale alla fine del XVIII secolo. Qui soggiorna il santo patriarca Alessio II. Il patriarca e il superiore del monastero ma l’ordinaria gestione e affidata all’archimandrita.
L’insieme della piazzetta delle cattedrali e abbellito dalla bellissima chiesa bianca dello Spirito Santo. Fu costruita negli anni 1476-77 da maestri di Pskov. Presso il muro nord della chiesa sono sepolti i resti di san Massimo il Greco. Originario della Grecia, ricevette una solida educazione in Europa. Si convinse che gli ideali del Rinascimento erano profondamente estranei al Vangelo di nostro Signore Gesu Cristo. Massimo il Greco si reco al monte Athos dove prese i voti. Nel 1518 arrivo in Russia. A Mosca egli scrisse libri e si dedico alla traduzione. Nel 1525 fu calunniato e la maggior parte della sua vita in Russia la trascorse in carcere e in esilio. Sul muro della cella nella quale fu rinchiuso scrisse, col carbone, un canone allo Spirito Santo.
San Massimo e noto anche come tutore dell’etica cristiana. Quando il gran principe Basilio III voleva divorziare dalla moglie legittima per sposarsi con Elena Glinskaja, san Massimo cerco di farlo desistere da tal empio proposito, rammentandogli la sacralita e l’importanza del matrimonio cristiano. Basilio III non gli diede ascolto e dal matrimonio, condannato dal santo, nacque il futuro sovrano Ivan IV (il Terribile). San Massimo mori nel 1556. Sono noti casi di guarigione e liberazione dai mali per merito delle sue preghiere.
Nel 1559 si inizio a costruire la cattedrale dell’Assunzione. Tutta la storia della sua costruzione e legata al nome di Ivan il Terribile, primo zar della Russia. Nel 1585, ad un anno dalla morte dello zar, la cattedrale fu solennemente consacrata. Oltre al trono maggiore in onore dell’Assunzione della Vergine, al di la dell’iconostasi, si trovano altri tre altari. Uno di questi, in onore di san Nicola, fu costruito il 9 maggio 1609. In quel tempo, nel pieno dell’assedio lituano-polacco, inizio un’epidemia di scorbuto che provoco la morte di molte persone. I monaci si rivolsero all’aiuto e all’intercessione di san Nicola consacrando un altare in suo onore nella cattedrale dell’Assunzione. Dopo aver fatto cio, l’epidemia scemo. Gli altri due altari furono consacrati in onore di san Teodoro e della santa martire Irina. I nomi di questi due santi li portavano il principe Teodoro e la sua sposa zarina Irina sotto il cui regno fu consacrata la cattedrale dell’Assunzione. In una colonna nella parete sud-orientale della cattedrale si trova l’icona raffigurante i due santi. Vediamo come i nostri antenati fossero legati ai loro protettori, tanto da costruire in loro onore la chiesa e dedicare loro le icone. A ciascuno di noi e dato, al momento del battesimo, il nome di uno dei santi della Chiesa ortodossa. Il giorno della loro festa e il giorno del nostro onomastico. Noi dobbiamo venerare particolarmente il ricordo del nostro celeste intercessore. Imparare la storia della sua vita, esaltarne le virtu, pregarlo con fervore, onorare il giorno della sua festa con una funzione religiosa e con la comunione.
Nelle botteghe e nei chioschi del nostro monastero si possono acquistare le icone raffiguranti molti santi, le loro opere e agiografie,oggetti sacri e letteratura religiosa.
Nella cattedrale dell’Assunzione si trovano i resti di due santi metropoliti di Mosca del secolo scorso: san Filerete (1867) (nel 2004 trasportati nella chiesa di Cristo Salvatore a Mosca) e il suo successore al soglio di Mosca, san Innocenzo (1879). San Filerete e noto come asceta, eminente predicatore, teologo e amministratore.
Nella storia della cultura russa e entrata, per sempre, la sua poetica corrispondenza con A.S.Pushkin:
“Dono inconsistente, dono fortuito e la vita, perche me l’hai data e per qual recondito destino tu al tormento l’ hai destinata… “ chiedeva il grande poeta estenuato dal vuoto della sua vita.
“Non invano, non casualmente da Dio mi e stata data. Non senza la volonta del mistero di Dio anche al tormento e condannata” queste parole di persuasione e conforto spirituale egli ricevette in risposta da san Filerete.
Sant’ Innocenzo, apostolo d’America e d’Alaska, diffuse il Vangelo del Signore nelle isole Aleutine (Alaska) e dal 1868 fu metropolita di Mosca.
Nella cattedrale dell’Assunzione si trova anche il feretro in legno nel quale trovo sepoltura il corpo di san Sergio dal 1392 al 1422. E’ una delle reliquie del nostro monastero.
Nella cripta sotto la cattedrale dell’Assunzione riposano le spoglie dei due ultimi patriarchi di Russia. Alessio I (1970) e Pimen (1990). Nella cripta si trovano tre altari. Quello centrale e consacrato ad Ognissanti. La maggior parte dei devoti di Dio e stata la nostra terra a darli all’ortodossia. Il loro numero e particolarmente aumentato negli ultimi anni di oppressioni e persecuzioni subite dalla Chiesa russa. I nuovi martiri e confessori russi, quasi nostri contemporanei, col sangue hanno attestato la loro fede in Cristo.
La costruzione della chiesa del refettorio fu terminata nel 1692. In quell’anno la nostra Chiesa festeggiava il tricentenario della morte di san Sergio. In onore del santo fu consacrato anche il trono principale. L’iconostasi originale della chiesa non si e conservata. Nel 1948 fu qui posta l’iconostasi della chiesa moscovita di san Nicola dalla Grande Croce, chiesa distrutta negli anni Trenta del Novecento. Nella chiesa del refettorio ci sono altri due piccoli altari, uno in onore di san Serafino e l’altro in onore di san Giuseppe. Questi altari furono costruiti negli anni Cinquanta del secolo scorso. Per lungo tempo non fu noto il destino dei sacri resti di Giuseppe e di Serafino (profanati negli anni dell’ateismo). Solo nel 1991 nella cattedrale di Kazan a San Pietroburgo furono entrambi rinvenuti in modo miracoloso. Nella nostra chiesa gli altari in loro onore stavano gia l’uno vicino all’altro da circa 40 anni! Questa e una delle molteplici prove dell’attivita e onniscienza di Dio. Ognuno di noi passando in rassegna attentamente la propria vita personale potra scorgere chiari segni dell’aiuto divino.
Come diceva uno dei predicatori del monastero “Non c’e persona che Dio non aiuti, ma ci sono persone che hanno la memoria corta…”
Vicino alla chiesa del refettorio si trova una piccola chiesa in onore dell’apparizione della Vergine a san Sergio. Il testimone di quella apparizione, san Michea, fu nominato discepolo e cellario di san Sergio. “Animo, figliolo, avremo ora una visita divina” queste parole senti dire una volta san Michea dal suo igumeno. Subito la Vergine accompagnata dagli apostoli Pietro e Giovanni apparve al suo eletto: “Non affliggerti per il tuo monastero”,disse Ella al santo ”d’ora in avanti avra abbondanza di tutto, non solo durante la tua vita ma anche dopo la tua morte. Lo proteggero sempre e non lo abbandonero mai”. Nel 1734 sulla tomba di san Michea fu costruita la chiesa omonima.
Nel 1644 durante la ristrutturazione del terrazzino d’ingresso della cattedrale dell’Assunzione affioro una fonte d’acqua, in seguito ritenuta curativa. Dall’acqua di questa fonte trasse beneficio il monaco cieco Pafnutij che riacquisto la vista. Successivi miracoli hanno rafforzato nel popolo ortodosso la convinzione della miracolosita di quest’acqua e alla fonte hanno iniziato ad affluire sofferenti da tutta la Russia. Una piccola cappella fu costruita sopra ad essa alla fine del XVII secolo.
Il padiglione sopra al bacino, costruito nel 1873, e la piu recente costruzione architettonica del nostro monastero.
L’obelisco fu eretto nel 1792 . Ad ogni lato della base si trovano medaglioni commemorativi sui quali sono immortalati i meriti del monastero nei confronti della patria.
Il campanile del monastero e il piu alto di tutta la Russia. La sua altezza raggiunge gli 88,5 metri. La sua costruzione richiese piu di 30 anni e fu ultimata negli anni Settanta del Settecento. Prima della Rivoluzione le campane erano 42. La piu grande delle quali (la piu grande di tutta la Russia) pesava 67 tonnellate. Alla fine degli anni venti del secolo scorso fu tirata giu dal campanile e poi distrutta.
Non molto tempo dopo accadde uno degli eventi piu sacrileghi degli anni dell’ateismo: la profanazione delle spoglie di san Sergio. Questo terribile fatto avvenne l’11 aprile del 1919. Attorno al campanile in un anello impenetrabile stavano i soldati dell’armata rossa. I cosiddetti “costruttori della nuova vita” non permisero che il campanile con il suono delle campane radunasse i fedeli al monastero. Ma il giorno successivo tutte le campane si misero a suonare! Si raduno una grande moltitudine di gente desiderosa di inchinarsi e baciare le spoglie del santo. Un testimone ricorda che baciando i resti, molti chiudevano gli occhi per non offender col loro sguardo impuro le spoglie del santo. Ora il nostro campanile conta 23 campane, quasi la meta in meno di prima della Rivoluzione.
Il monastero fu nazionalizzato con decisione del Consiglio dei Commissari del Popolo il 1 novembre 1918. Un anno dopo, il 10 novembre 1919, in accordo con la decisione del comitato esecutivo del villaggio, il monastero fu chiuso. L’ultimo padre superiore del “vecchio” monastero fu l’archimandrita Kronid, vecchio debole e cieco, alla fine della vita, che nel 1937 fu arrestato con una falsa accusa e poi fucilato. La riapertura del monastero come Chiesa ortodossa russa avvenne nel 1946. Dal 1919 al 1946 il monastero ha svolto la funzione di museo, di istituto pedagogico e di sede di altre organizzazioni. Per la Pasqua del 1946 nella cattedrale dell’Assunzione del “rinato” monastero fu celebrata la prima funzione liturgica.
Ora nel monastero della santa Trinita risiedono circa 200 monaci. Grazie a loro ogni giorno nelle chiese del monastero si celebrano le funzioni religiose. Oltre a questo compito i monaci hanno numerose altre incombenze, ad esempio: confessare i pellegrini, curare l’attivita editoriale, fornire assistenza pastorale ai reclusi. Attraverso la preghiera in chiesa e in cella , attraverso la penitenza e particolarmente attraverso i sacramenti, il Signore da loro la forza di sopportare la propria croce quotidiana. Ai salvifici sacramenti della Chiesa devono ricorrere non solo i monaci ma anche tutti i cristiani ortodossi. Entrando nella chiesa del Signore attraverso il battesimo, non dobbiamo credere che cio sia sufficiente e che ora possiamo andare in chiesa solo una o due volte all’anno, ad esempio per consacrare i panettoni a Pasqua. No. Essere effettivi membri della Chiesa e molto impegnativo e senza l’aiuto di Dio noi non potremmo sostenere il fardello della croce di Cristo. Attraverso i sacramenti della Chiesa ci viene offerto un particolare aiuto da Dio per il conseguimento della salvezza. Noi purifichiamo la nostra anima attraverso il sacramento della confessione. Riceviamo la comunione del santo corpo e sangue di Cristo nel sacramento dell’eucarestia, unendoci attraverso tale sacramento con lo stesso Signore Gesu Cristo. Per le persone sofferenti di infermita corporali e spirituali, c’e il sacramento dell’unzione. Se i cristiani si sposano, la Chiesa li benedice col sacramento del matrimonio.
La chiesa bianca col tetto a forma di tenda in onore dei santi Zosima e Sabba fu costruita nel 1637. Nel palazzo vicino ad essa, da non molto restituito al monastero, grazie all’opera dei fratelli, sono stati riattivati l’ospedale e l’ospizio per i vecchi monaci ammalati.
Se ci si trova tra la cattedrale dell’Assunzione, costruita nel 1422 e la chiesa della Vergine di Smolenk costruita tra gli anni 1745 e 1748 si puo osservare attentamente il cammino di 300 anni di sviluppo dell’architettura religiosa russa. L’architettura religiosa gradualmente ha perso la severita, la durezza e il marcato ascetismo. Verso il XVIII secolo perse quasi completamente la primordiale severita diventando del tutto terrena, raffinata e non spirituale. L’aspetto esteriore e espressione dell’interiorita. Ogni opera d’arte rappresenta il livello spirituale della propria epoca. Ma cio non di meno la chiesa resta la chiesa indipendentemente dall’architettura. La chiesa e il luogo della presenza divina di Dio. La costruzione della chiesa della Vergine di Smolensk, a meta del XVIII secolo, e dovuta al fatto che nelle cucine del monastero, l’icona della Vergine di Smolensk divenne celebre per la sua divina forza curativa.
Una volta, di notte, san Sergio vide un gran numero di begli uccelli bianchi che volteggiavano sopra al suo monastero. Il Signore disse al suo eletto che molto grande sarebbe stato il numero dei suoi discepoli e seguaci. Quando san Sergio era ancora in vita i suoi discepoli fondarono 25 monasteri. Dopo la sua morte il numero dei monasteri crebbe fino a raggiungere i 70. Tra i seguaci del santo si contano alcune decine di santi canonizzati. Profondamente simbolico e il fatto che tra le mura del monastero abbiano sede le scuole spirituali di Mosca. Oggigiorno nelle nostre scuole spirituali “nella grande cella di san Sergio” studiano piu di 600 persone, futuri servitori della parola di Dio e pastori del gregge di Cristo. Dopo 4 anni di studio in seminario chi lo desidera puo continuare la formazione all’accademia spirituale. Nel collegio delle scuole spirituali sono incluse anche la scuola per maestri di cappella e quella per iconografi, nelle quali rivivono le antiche tradizioni dell’arte ecclesiastica. Nelle scuole spirituali studiano i rappresentanti di molte diocesi della nostra Chiesa e anche i messi di altre Chiese ortodosse. I licenziati del seminario e dell’accademia portano alla gente la parola della verita cristiana.
La chiesa “sulla porta” fu costruita nel 1699 con il finanziamento di ricchi e rispettabili signori del tempo, gli Stroganov. Alla fine dei lavori la chiesa fu consacrata alla nascita di san Giovanni Battista predicatore della confessione. Molto significativo il fatto che proprio in questa chiesa si svolga il sacramento della confessione per i numerosi pellegrini e credenti. Ogni mattina molte persone affluiscono in questa chiesa per la confessione dei peccati. Alleggeriscono la coscienza e ricevono nuove forze spirituali per sostenere la croce quotidiana. Il clero monastico (i monaci che hanno il titolo di sacerdote) aiuta i pellegrini nella soluzione delle complesse domande sulla vita religiosa.
Per l’uomo battezzato ma che non vive in pratica la vita religiosa, il cammino verso la salvezza deve cominciare con la confessione. E’ in primo luogo la confessione che si deve, con amore, augurare a coloro i quali Dio, in vari modi, conduce al sacro monastero di san Sergio. Si puo sperare che la prossima volta essi verranno qui non in qualita di turisti ma come persone che hanno sentito il personale bisogno di chinarsi a questa inesauribile fonte di grazia divina e abbeverare la propria anima alla vitale acqua di Cristo.
Traduzione dal russo a cura di Andrea Zanni
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